Posillipo

Pur facendo parte della collana "Napoli. Atlante della Città Storica", il decimo volume, dedicato a Posillipo, appartiene ad una nuova fase, quella dei territori esterni, cominciata con il nono volume dedicato al Vomero.

Gli otto volumi che hanno preceduto questi ultimi due, costituiscono il corpo, concluso, del progetto dell'Atlante, così com'era concepito all'uscita del primo volume, Centro Antico, nel 2002.

Poiché alcuni degli otto volumi suddetti sono esauriti ed altri sono in via di esaurimento, la OIKOS potrebbe, a breve, procedere ad una seconda diversa e rielaborata edizione dei volumi esauriti, considerata anche la permanenza della richiesta in libreria.

Resta comunque aperta la continuazione della collana, in prospettiva, per il raggiungimento della completezza del territorio comunale; pertanto prevediamo almeno due ulteriori volumi: uno avrà per oggetto l'area occidentale comprendente Fuorigrotta, Bagnoli ed Agnano verso i Campi Flegrei; l'altro si occuperà del territorio di San Giovanni a Teduccio e Barra-Ponticelli verso le ville vesuviane. In effetti non ci sentiamo diversi da tanti nostri conterranei e ci sentiamo napoletani anche a Ercolano o a Baia.

Il volume di Posillipo non è organizzato nella divisione tra la costa e le aree interne, né tra le parti moderne e quelle antiche; il territorio viene scompartito secondo i caratteri della forma, della proprietà, dell'evoluzione: così che i tre grandi capitoli presentati, contengono come carattere primario le tre formulazioni adottate.

La prima parte comprende tutti quegli elementi legati alla prima strada antica che si diramò verso Posillipo partendo da Santo Stefano, ovvero dalla strada Antiniana proveniente dal Vomero: villa Patrizi, villa Matarazzo ovvero l'antico monastero di San Severino, il villaggio di Porta Posillipo; altri paragrafi esprimono l'importanza della bellezza del monastero di Sant'Antonio e delle sue rampe, e di Mergellina che di Posillipo è stata sempre la porta; infine un intero grande paragrafo è dedicato al rione Sannazzaro-Posillipo con il quale Napoli ha acquistato una nuova parte della città, moderna certo, nella quale permangono anche antiche costruzioni.

La seconda parte, organizzata primariamente secondo le proprietà, vede protagonisti i vasti territori dei diversi ordini religiosi passati, dopo la loro abolizione, nel periodo murattiano,a grandi famiglie non più propriamente aristocratiche, piuttosto appartenenti alla emergente classe borghese. La proprietà dei principi di Bisignano, ovvero Villanova, passava prima agli Agostiniani di Santa Maria della Consolazione, il cui dominio arrivava alla costa del palazzo Donn'Anna,e venne poi acquistata nell'800 dalla famiglia Carelli, che ne determinò il volto nel secolo successivo. Ad ovest del "Canalone" avevano inizio le distese di suolo dei Domenicani con il monastero di Santa Brigida, ma anche del Monte di Dio, del conservatorio di S. Francesco Ferrer sulla bellissima via del Marzano; segue il territorio dei Carmelitani del monastero del Paradiso oggi ospedale Fatebenefratelli, con l'altro ospedale Pausilipon nato sull'antica villa Sofia, oltre che le ville d'Abro, Peirce, Elisa, Carnap, Riario Sforza. Si conclude con la discesa dalla torre Ranieri al mare, passando per il territorio di Ancari fino al Capo Posillipo con la sua destinazione militare, la Chiesa di Santa Maria costruita sul Tempio della Fortuna, le ville Rae, Gallotti, Semmola, Volpicelli.

La terza parte riguarda l'antica proprietà del monastero di San Pietro Martire, da Coroglio alla Gaiola, gli scavi archeologici della villa di Vedio Pollione con il teatro, l'odeon e la Grotta di Seiano; poi il villaggio di Santo Strato, le sue lunghe discese che arrivavano alla marina di Marechiaro, interrotte nell'800 dalla strada tracciata dal governo francese di Murat. Per il resto il territorio era scompartito nei suoli appartenenti alle tante masserie fiorenti nel '500 e nel '600. Questione che riguarda l'intera collina di Posillipo, ma qui, da Trentaremi a Marechiaro l'antico si materializza e possiamo sperimentarlo come tempo presente, e reale.

Non è stato trascurato nulla: né il concreto, né il magico.